Tecnologia UV: ottenere i Migliori Risultati

La macchina da Stampa per Tecnologia UV

Tecnologia UV Gli impianti “low energy”. Norme e consigli per ottenere i Migliori Risultati -Conclusione-

Come spiegato nella seconda parte di questo articolo, la chimica dell’UV è completamente diversa dalla chimica convenzionale e la differenza fondamentale è che nell’UV le materie prime degli inchiostri e delle vernici derivano dall’acido acrilico.
Per prima cosa deve essere chiaro che non possiamo usare solventi petroliferi per la pulizia dell’UV. Tutti i prodotti UV sono solubili negli alcool, i più conosciuti sono l’isopropilico e l’etilico. Abitualmente nel mercato, come solventi di lavaggio UV, troviamo dei glicoli, prodotti simili all’alcool ma non infiammabili. Quindi molto più sicuri nello stoccaggio, nell’uso e trasporto.

La macchina da stampa
La macchina da stampa in versione UV deve avere delle caratteristiche specifiche. Partiamo dalle caratteristiche meccaniche e dalle pinze dell’uscita che dovranno essere equipaggiate con tasselli poggia pinza in metallo. I tasselli in materiale plastico potrebbero con il tempo usurarsi e perdere la loro capacità di trasportare il foglio.
Tutte le catene e i cuscinetti, dove intervengono gli interdeck, devono essere lubrificati con grasso resistente alle alte temperature. Sull’uscita e sulle aspirazioni dei forni intermedi si dovranno pulire con regolarità tutti i filtri.
Anche tutti i circuiti di raffreddamento dovranno essere in perfetto stato di manutenzione. 
I forni UV producono nell’ambiente di lavoro un aumento della temperatura e questa dovrà essere adeguatamente gestita.
Infine, sono vivamente consigliati gli agitatori di inchiostro nei calamai, specialmente quando siamo in presenza di macchine con il pianetto del calamaio che non ha la pendenza sufficiente a fare scivolare l’inchiostro verso il rullo duttore.

rotativa offset per Tecnologia UV

I rulli
Le macchine equipaggiate UV 100% devono essere dotate di rulli in EPDM (Ethylene- Propylene Diene Monomer), una gomma sintetica che resiste bene all’aggressività degli acrilati contenuti nell’inchiostro.
Nel caso di macchine bivalenti, esistono delle mescole bivalenti che si adattano bene ai due tipi di inchiostro.
 Deve essere molto chiaro che stampare, per brevissimi periodi, con inchiostri UV su macchine con rulli convenzionali, è possibile con minimi inconvenienti. Per brevissimo periodo intendiamo un lavoro di poche ore ogni mese. All’opposto, invece, stampare in convenzionale su macchina con rulli UV è assolutamente sconsigliato. Le gomme EPDM resistono molto bene agli acrilati, ma si rovinano inesorabilmente, anche con contatto minimo, con tutti i prodotti a base di olio minerale e/o vegetale contenuti negli inchiostri e nei solventi convenzionali.
Quindi, se stampo 100% UV devo utilizzare rulli UV, EPDM. Se stampo 50% UV e 50% convenzionale, rulli bivalenti, NBR modificato. Se la percentuale di UV scende sotto il 10%, posso tenere i rulli NBR convenzionali, sapendo che la loro vita sarà più breve.
Un altro concetto importante nella stampa bivalente riguarda il tempo di reazione della gomma dei rulli. Quando passiamo da convenzionale a UV, la gomma deve rigonfiarsi, quindi dobbiamo lasciare che la macchina si adatti al nuovo inchiostro. In questo periodo di tempo che varia da pochi minuti a un’ora, avremo i classici inconvenienti da rulli fuori posto: asciutti, velature, battute, tutti problemi che si risolvono da soli nel giro di pochi minuti.
La stessa problematica la riscontreremo quando faremo il processo inverso, da UV a convenzionale. In questo caso a seconda della mescola e dalla marca dei rulli avremo risposte differenti, ma in genere entro un’ora tutto torna a posto. Tralasciamo le considerazioni sullo stato e sulle regolazioni dei rulli, supponendo che lo stato di servizio e i settaggi siano corretti.

La bagnatura
Dopo i rulli, affrontiamo l’aspetto contiguo della bagnatura. L’additivo di bagnatura può rimanere lo stesso che utilizziamo in convenzionale, ricordando i valori consigliati: pH 4.8- 5.2. Nella stampa UV possiamo osare con un pH tendente al basso, 4.5-4.8. Non esageriamo con l’alcool isopropilico. Si hanno ottimi risultati nella stampa in quadricromia con alcool 0%, ma con additivi specifici. In cartotecnica e con colori speciali è consigliabile avere almeno il 6-7% di alcool. Gli inchiostri UV richiedono una quantità di acqua minore rispetto ai convenzionali, regolate di conseguenza i valori in macchina.
Sottolineiamo di non eccedere con l’alcool. Attenzione, questo prodotto scioglie l’inchiostro UV, quindi se ne usiamo un alto quantitativo potremo avere altri inconvenienti.

CTP
Siamo quasi pronti a iniziare questa avventura. Non resta che linearizzare il CtP con una buona curva di stampa. Sì, purtroppo la curva che stavate usando non andrà bene con i colori UV. Avete cambiato tutto, inchiostro, caucciù, lastre, probabilmente anche supporto. Ricordate che per ciascun supporto avrete necessità di una curva dedicata: carta, cartone, plastica.
Per i supporti metallizzati userete una curva per plastica bianca. Se invece i vostri stampati avranno dei letti di bianco UV, sarete costretti a verificare le curve tonali anche in questo caso.

Vernice e gruppo verniciatore
Un accenno alla verniciatura, sia essa flexo da gruppo verniciatore, sia offset da gruppo stampa. Il mondo delle vernici UV è meraviglioso. Vi rimando al numero XXX del Poligrafico dove abbiamo trattato i vari tipi di vernice nel dettaglio. 
In UV possiamo verniciare gli stampati in linea con risultati bellissimi. Non dimenticate che l’inchiostro è asciutto, quindi avremo il risultato migliore. Sugli inchiostri UV possiamo verniciare con vernici offset convenzionali, con vernici offset UV lucide o opache, con vernici flexo base acqua lucide/opache, ovviamente con vernici UV lucide/opache, e potremo ottenere bellissimi effetti, drip-off, lucido/opaco in linea ecc.
Se avrete la fortuna di utilizzare una macchina con il doppio verniciatore, potrete sperimentare la pura creatività, potrete usare il doppio laccatore per effetti tipo UV lucido a registro su vernice opaca soft touch base acqua, oppure stampare con colori flexo metallizzati con lastre fotopolimere.
Le lastre fotopolimere o le matrici per il verniciatore, in caso di vernice UV devono essere anche loro di materiali resistenti agli acrilati. Io stesso utilizzo la tecnologia UV dal lontano 1982. Allora cominciai con una bicolore modificata con forno in macchina per verniciature offline. Da allora ho sperimentato tutte le tecniche sia di stampa che di nobilitazione con i materiali più disparati. Questa tecnologia mi ha aperto le porte a nuovi mercati. L’UV può diventare il migliore amico. Imparate a rispettarlo, lo amerete e non potrete più farne a meno.

Adesso parliamo di due elementi centrali del processo di stampa, lastre e caucciù.

Lastre e caucciù
Per le lastre abbiamo due strade. La prima, consigliata per alte tirature e per UV molto aggressivi, è la cottura. Lastre termiche normali che vengono cotte in un forno, questa procedura è nota come termoindurimento. L’altra strada è quella di utilizzare lastre resistenti all’UV. Tutte le case produttrici hanno almeno un tipo di lastra che sopporta gli inchiostri UV.
Per i caucciù vale lo stesso discorso dei rulli. Esistono caucciù per UV dedicati, EPDM, e caucciù che potremmo definire bivalenti.
Un suggerimento è d’obbligo. I caucciù per loro natura tendono a rigonfiarsi sui grafismi. Il risultato, se stampiamo con dei retini, sarà quello di avere un determinato valore dot gain a caucciù nuovo, e un altro valore man mano che si utilizza il caucciù. Il suggerimento è quello di fare riposare la gomma dopo utilizzi continuativi dello stasso tessuto gommato. Sostituitelo e fatelo riposare steso in un cassetto, non arrotolato, per qualche giorno, vedrete che quando lo rimonterete sarà quasi nuovo.
Questo accorgimento vale anche per i caucciù in stampa convenzionale, serve alla gomma per autorigenerarsi.