Storia e significato dell’arancione
Il colore arancione è simbolo di armonia interiore, di creatività artistica e sessuale, di fiducia in se stessi e negli altri. L’arancione inoltre simboleggia la comprensione, la saggezza, l’equilibrio e l’ambizione. Questo colore, spesso associato alla salute del nostro corpo, agisce sulla nostra vitalità e su tutto ciò che concerne l’assorbimento di ciò che si mangia. Simbolo per eccellenza di fertilità, il colore arancione stimola la circolazione del sangue e dà vitalità agli organi sessuali, sia maschili che femminili, favorendo la fecondità. Nello spettro luminoso, l’arancione si colloca tra il colore rosso e il colore giallo. L’arancione, ottenuto grazie alla mescolanza di questi due colori, è il colore che appartiene principalmente sia al sorgere del sole che al suo tramonto, sia all’inizio che alla fine di una giornata, caricandosi in tal modo di significati dalle valenze opposte. Nel primo caso, tale colorazione indica il sole nascente, l’inizio di un nuovo giorno e diviene, in questo modo, il colore della crescita e della gioia.
Dunque quando la via energetica del rosso si unisce in maniera equilibrata con l’irraggiamento solare del giallo, quando cioè il lato attivo e positivo dei due colori si esprime nella massima valenza, esso diviene un colore gioviale, entusiasmante e vitalizzante, definito da Goethe “vivo e splendido”, che accompagna vissuti d’estatica gioia e simpatia contagiosa. In cromoterapia, bagni di luce arancione hanno effetti rallegranti ed energetici con tratti privi sia dell’eccitazione del rosso che dall’irrequietezza del giallo, mentre nella tradizione yoga è il colore del secondo chakra, detto chakra sacrale, legato al piacere fisico e mentale, al cibo, alla creatività e alla voglia di vivere. Pertanto, sommando la forza luminosa del giallo con la vitalità del rosso, l’arancione è un colore entusiasmante e festoso, è il principale colore del samba brasiliano, il colore che mostra leggero e gioioso il lato dinamico della vita.
Nella cultura giapponese e cinese, inoltre, l’arancione, soprattutto legato alle arance, è da sempre considerato espressione di buon augurio; fin dal XII secolo, infatti, il primo giorno di ogni anno, un carico di frutti partiva da Pechino diretto alle divinità della città di Foochow e le relative offerte di arance acquisivano l’auspicio di felicità. prosperità e abbondanza. L’arancione diviene anche il colore del sole al tramonto e delle foglie d’autunno, con i relativi vissuti di tristezza e nostalgia che accompagnano il termine delle giornate o la fine di un ciclo.
L’etimologia popolare del frutto dell’arancio, inoltre, aggiunge ulteriori riflessioni; in latino, esso era chiamato aurantium, da aureum, cioè oro. La combinazione tra gli elementi di questa conoscenza dorata con quelli associati alle proprietà del rosso più vicine all’amore, secondo Frédéric Portal, collocano l’arancione sul versante dell’illuminazione spirituale, come dimostrano le vesti zafferano (dal persiano za’fran, che significa oro, illuminazione, saggezza rivelata) dei monaci buddisti oppure le numerose iconografie bizantine che raffigurano il Cristo. Rimanendo sulle valenze del rosso-amore, il colore arancione acquisisce anche un significato specifico e particolare: l’auspicio che la passione e l’ardore del rosso possano essere attenuati con la saggezza dorata del giallo. Già nell’antica Roma, infatti, arancione era il velo della Flaminica Dialis, la sposa di Flamen Dialis (sacerdote di Giove) alla quale era inibito il divorzio. Per tale ragione, durante i riti nuziali le spose indossavano un velo del medesimo colore, il flammeum, così rilevante che lo sposarsi, per la donna, era definito nubere, ossia prendere il velo, velarsi, ed avente l’importante funzione di contrastare gli eccessi delle passioni terrene. Conferme in tal senso giungono pure sul versante religioso, dove la pietra di giacinto rappresentava anche la fedeltà e la certezza della fede, poichè si decolora se viene riscaldata, esprimendo in tal modo il raffreddamento delle passioni ardenti. Ma quando l’equilibrio tra la passione della libido e la saggezza dello spirito si spezza, tale colore può significare anche l’ipocrisia, l’adulterio oppure la lussuria e, non a caso, per i cristiani l’arancione rappresentava uno dei sette vizi capitali, i peccati di gola.
Da un punto di vista psicologico, chi predilige l’arancione manifesta un’evidente vitalità ed energia. La preferenza per questo colore quindi, rende questo tipo di persone capaci di imprese fuori dal comune, imprese, comunque, fatte con serenità e saggezza. Chi ama il colore arancione è anche una persona tendenzialmente ottimista e consapevole delle proprie capacità tanto da ottenere una grande, ma senza alcuna presunzione, fiducia in se stessi. Esprime il suo amore con gioia e coinvolgimento e generalmente riesce a trovarsi in perfetta armonia con tutto ciò che la circonda. Chi rifiuta l’arancione ha la tendenza a controllare costantemente la propria emotività. Sovente trova difficoltà nelle relazioni interpersonali e, qualora ci fosse un problema, è portato ad ingigantirlo tanto fda credere che non potrà mai risolverlo o superarlo. Inoltre, al contrario di chi ama questo colore, spesso non pondera le decisioni e agisce d’impulso. Anche se in un primo momento questo modo di affrontare le situazioni può sembrare efficace per raggiungere importanti obiettivi, viene fortemente limitato dalla tendenza al pessimismo tipico di chi non ama questo colore. Sia nella sfera sessuale che sentimentale trova molta difficoltà ad abbandonarsi del tutto con fiducia, ma delega alla ragione qualsiasi azione e comportamento in questa sfera.