Storia e significato del verde

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Storia e significato del verde

Il colore verde è composto dalla fusione dei colori blu e giallo e si colloca tra i colori caldi e i colori freddi. Ha la lunghezza d’onda compresa tra 490 e 570 nanometri. E’ uno dei tre colori primari per gli scienziati, non lo è però per i pittori, i cui tre colori primari sono rosso, blu e giallo. Chi predilige il verde tende ad auto esaltarsi, si sente superiore, ha la necessità di far bella figura e buona impressione nei confronti degli altri, non accetta facilmente cambiamenti nei suoi modi di agire ed è un conservatore ed un abitudinario.

Il colore verde ha effetto rilassante e favorisce la calma, rappresenta il senso di giustizia. E’ il colore dell’io, della speranza e della vitalità. Verde è il colore della natura, del mondo vegetale, della fertilità e abbondanza.  Nei semafori rappresenta il via libera, al contrario del colore rosso che obbliga a fermarsi. Questo colore porta benefici a chi è ansioso, per cui è utile dipingere di verde gli angoli relax o la camera da letto. Si dice che la prima digestione avvenga in bocca, infatti una lenta masticazione rende più facile la digestione; quindi se una persona è vorace nel mangiare, è utile utilizzare a tavola il colore verde. Mangiare cibi verdi aiuta a calmarsi e rilassarsi. Chi non ama il verde non si crede all’altezza, è insicuro e compie azioni che non vorrebbe fare. Ha paura delle imposizioni e delle costrizioni; il verde è il colore dell’invidia e della rabbia, infatti spesso si dice  che una persona è diventata verde di rabbia.

Il verde è il colore delle foglie, dei prati, dei boschi e della clorofilla: il colore della natura. Così, dalla sua quotidiana esperienza, l’uomo ha trovato analogie e somiglianze tra i propri vissuti e la crescita della vegetazione, sia nel suo ciclico sviluppo stagionale, che in quello più continuativo delle piante sempreverdi. Il flusso lineare di quest’ultime, ad esempio, si collega all’umanissima aspirazione di longevità, di immortalità o gloria perenne, come dimostrano le palme sacre ai babilonesi, il vischio tra le popolazioni celtiche e l’alloro delle civiltà greco-romane.

Nei climi temperati o nelle zone ricche di acqua, infatti, il verde è il colore che, dopo il rigido e freddo inverno, contraddistingue la primavera e la connessa rinascita vegetativa: la linfa vitale torna a scorrere nei tessuti vegetali, le piante si liberano degli involucri protetti e la natura emana nuova vitalità. E’ facile immaginare come il risveglio del mondo vegetale, soprattutto nei secoli passati, invitava alla speranza di un buon raccolto che avrebbe assicurato le riserve alimentari  con le quali sopravvivere nei freddi e tetri mesi invernali; ed è proprio questo il sottofondo emotivo del verde che conosciamo, quello che proverbialmente rappresenta la speranza di rinnovamento. Nel suo significato più profondo, dunque, il verde è la primavera dei sentimenti, è la resurrezione della vita dopo la morte, come la terra che, dopo l’inverno, si risveglia nuovamente in primavera.

In ambito cristiano, nella pittura medievale, veniva spesso dipinta di verde la croce di Cristo, in quanto immagine di resurrezione e rigenerazione del genere umano e simili a questi vissuti, appaiono significati di numerose divinità primaverili, ad esempio, verde era rappresentato il dio babilonese Tammuz, che trascorreva agli inferi i mesi oscuri e risaliva a primavera per ricongiungersi alla dea Ishtar, oppure il dio dell’agricoltura e delle vegetazione Osiride, il Grande Verde, ucciso in inverno dal fratello Seth, risorto in primavera con l’aiuto della sorella-sposa Iside. Dove il verde è poco presente, come tra le popolazioni desertiche dei territori arabi, invece, tale colore esprime l’idea stessa della vita, poichè dove c’è la vegetazione c’è sempre acqua. Ecco perchè per i musulmani il paradiso viene esperito come rifugio di frescura e vegetazione al calore all’aridità desertica. Carico di queste valenze, il verde diviene per eccellenza il colore dell’Islam, il colore della salvezza, come quella raggiunta dalla figura di Al Khadir (il verdeggiante) una volta arrivato alla sorgente della vita.

In quanto colore appartenente alla natura, e quindi “non umano”, oltre ad essere rigenerazione, il verde può anche colorare vissuti di degenerazione, nel suo significato etimologico di allontanamento dalle qualità morali e dai valori della propria natura, Il verde, allora, diviene per eccellenza il colore “altro”, il colore di ogni essere minaccioso ed inquietante: nelle sue tonalità più scure è stato spesso raffigurato Satana.  In Egitto, inoltre, il mare era consacrato a Tifone, genio delle Catastrofi, espressione dell’immoralità e della follia, rappresentato nei tarocchi con il corpo interamente dipinto di verde. Un allontanamento che può essere, oltre che morale, anche di ordine economico-sociale: ad esempio, l’espressione “essere al verde”, sinonimo del restare senza soldi, deriverebbe da un’antica usanza medievale che prevedeva l’accensione di una lanterna verde quando era pronto il cibo per una speciale categoria di poveri, i cosiddetti “vergognosi”, nobili decaduti che vivevano con estremo disagio la propria indigenza. Non sorprende, quindi, che una tale gradazione potesse esprimere una degenerazione anche di natura sessuale: nella Roma imperiale, una particolare sfumatura di verde era usata nell’abbigliamento favorito da alcuni prostituti effemminati che per questo erano chiamati “galbinati” (dal latino galbus, giallo tendente al verde), mentre, nei paesi di lingua spagnola, l’espressione viejo verde, vecchio verde, è riferita ad un anziano pervertito ed immorale, simile all’antica figura teatrale del senex amator, del vecchio amatore che si copre di ridicolo per rivaleggiare in amore con il giovane figlio. Infine, il verde come la frutta acerba, è il colore delle fasi iniziali e giovanili della vita, dei principianti, delle persone in erba o del termine inglese greenhorn, pivelli o novellini. In questo caso, tale colore esprime ciò che non è ancora compiuto e completato, cui può appartenere il “divenire”, la spinta verso il futuro, come dimostra la giovane divinitò verde zteca Xipe Totec, la quale crescendo si trasforma nel dio solare Huitzilopochtli.