Storia e significato del bianco

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Storia e significato del bianco

Il bianco è il colore della purezza, dell’innocenza e della castità. E’ una tinta impersonale, eppure capace di trasmettere una profonda eleganza. Viene utilizzato per rappresentare i concept di ordine e pulizia (se pensiamo a delle lenzuola bianche o al camice di un dottore, l’accostamento inconscio con un ambiente asettico e immacolato è immediato) e per dare un taglio essenziale e sofisticato ad un progetto grafico.

In alcuni paesi orientali, il bianco rappresenta la morte (in quanto viene considerato il colore degli angeli, delle nuvole e del paradiso); nelle civiltà occidentali, invece, è utilizzato prevalentemente per rappresentare il matrimonio: la sposa nella tradizione veste di bianco, per esprimere castità e purezza, ed è con questo colore che vengono realizzate le composizioni grafiche relative ai matrimoni, ai battesimi e alle comunioni: in pratica, a tutte le cerimonie che nella tradizione religiosa devono comunicare un senso di candore e virtù.   Il bianco è anche un must di molti siti fotografici, perchè grazie al colore neutro in background le immagini appaiono più vivide e diventano il punto focale della pagina.

Questo colore evoca la purezza, la verginità e la spiritualità, la luce lunare, il latte e le perle che sono bianche come la cenere e le ossa, ma la simbologia primaria è quella della luce, elemento fondamentale dei miti della creazione.  In tutte le religioni il bianco è il simbolo della divinità, anche il cristianesimo associa la luce alla realtà spirituale.

Nelle fiabe il bianco indica la luce del giorno, la salvezza dell’eroe o l’intervento di una forza benefica, nella mitologia è il colore di creature speciali soprattutto quelle che attraversano il confine tra il reale e l’immaginario: unicorni, pegaso, uccelli bianchi, cigni, conigli bianchi come quelli di Pasqua. Il bianco da una connotazione positiva anche ad esseri notoriamente malefici: si pensi ad esempio ne “la storia infinita”  di Michael Ende al drago della fortuna che è bianco, mentre il cane, che normalmente è un animale dalla simbologia positiva, è nero, al contrario, in molti cartoni animati il cane bianco rappresenta la salvezza dal pericolo, l’ideale della ragazza pura ed eburnea è presente anche nella fiaba di Biancaneve: la madre desiderava una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come l’ebano.

La fusione di tutti i colori dello spettro, non contiene alcuna tonalità dominante di altri colori e quindi rappresenta la libertà, la perfezione, l’ascesi.  Il bianco è il colore della trasparenza, dell’illuminazione, della purezza, della nuova vita. Esprime l’archetipo dell’assoluto e della luce. Nella preferenza c’è voglia di libertà, di scioltezza e di tensioni verso dimensioni che vanno “oltre”. Nel rifiuto è presente l’ansia nei confronti della trascendenza e la fuga dalla libertà, dalle decisioni, dalla responsabilità verso un processo di crescita interiore.

Gran parte dei vissuti psicologici del bianco trovano la loro spiegazione nella luminosità dell’alba e nel chiarore lunare, all’inizio e alla fine della vita diurna. Per tale ragione, nella colorazione di punti cardinali, in numerose popolazioni esso è il colore dell’Est o dell’Ovest, i luoghi, cioè, dove ogni giorno nasce e muore il sole. Secondo un’antica e radicata convinzione, nel primo caso il bianco è esperito come somma di tutti i colori, nel secondo come totale assenza degli stessi.

Sommando in sè tutte le altre tonalità, il bianco diviene colore della totalità e dell’assoluto, che lo rende intrinsecamente partecipe all’immagine del divino e alle rappresentazioni del trascendente. Nella mitologia slava, ad esempio, troviamo Byelobog (dio bianco), nei territori africani Bumba, la candida divinità creatrice. Dello stesso colore poi ci sono le vesti del papa cristiano, dei brahamani induisti, degli antichi druidi celti o dei Mani egiziani. In termini psicologici, dunque, il bianco, in quanto colore dell’interezza e delle divinità assolute, si presta in modo pregnante ad esprimere il Sè, l’uomo totale, l’individuo realizzato nella sua totalità, in quanto sè e Dio. Il bianco passa a rappresentare soprattutto la perfezione divina, intesa come summum bonum: “il colore bianco fu dapprima simbolo dell’unità divina; più tardi esso designò il principio buono che lottava contro il cattivo”. In quest’ottica, allora, esso diviene il colore della purezza, del candore, della potenza benevola e protettrice, della magia bianca che lotta contro le potenze maligne della magia nera, del sacro fiore di loto.  Se il nero è il colore notturno e di tenebra, il bianco deve il suo effetto psichico positivo poichè è orientato verso il diurno e il chiarore, esprimendo in tal modo il colore delle grandi divinità della luce. Questo bianco solare, quindi, diviene rappresentazione della rivelazione, della grazia, della coscienza diurna illuminata, avvicinandosi al giallo dell’oro e spiegando in tal modo l’accostamento dei due colori sulla bandiera del Vaticano.

Inversamente al riconosciuto valore luminoso del bianco, di quest’ultimo si affianca anche un opposto pallore opaco, livido, evanescente, il pallidus latino, E’ questo il bianco dell’Ovest che porta all’assenza, al vuoto notturno, alla scomparsa della coscienza e dei colori diurni, il bianco opaco della morte che assorbe l’essere o lo introduce nel mondo lunare. Per gli aztechi, ad esempio, il bianco era l’Ovest, la morte, così come il colore di lutto lo è in Africa, in Asia e in alcuni territori slavi. Il bianco funerario, però, sembra spesso evolvere verso gli aspetti eterei e vivificatori della morte, a differenza del nero che ne esprime soprattutto gli aspetti più mortiferi. Infatti, anche quando è colore della morte, il bianco può rimandare al nuovo inizio o al ricongiungimento con la luce divina. Il bianco poi, come da un lato sottolinea  tutto ciò che è chiaro, puro, buono e innocente, d’altro, quale assenza di colore, può significare  anche la mancanza di vita, di sentimento, il vuoto, la solitudine e la sventura. Come assenza di colore, dunque, esso può anche essere la tinta delle apparizioni, degli spiriti o dei fantasmi, come il re germanico Alberico, detto il bianco, oppure Ciuateteo, pallidi spettri della mitologia azteca. Infine, il bianco vivificante dell’alba e quello mortifero lunare, diviene un colore privilegiato per tutti quei riti iniziatrici, che seguono il classico schema di morte e rinascita: nell’antica Roma, bianco era l’abito del candidato, di chi cioè stava per mutare condizione, e bianche sono tuttora le vesti associate a riti di passaggio come il battesimo, la comunione o il matrimonio.